E’ arrivato, finalmente, il momento per la recensione di MEMOIRS OF AN IMPERFECT ANGEL: nuovo capitolo della lunga carriera di Mariah Carey, scritto e prodotto interamente con Tricky Stewart e The-Dream. Per onorare la mia nota passione per la diva, è giusto raccontarvi questo album nel dettaglio, traccia per traccia:
- Betcha Gon’ Know (The Prologue): canzone che nasce come introduzione alle memorie di un angelo imperfetto, è in realtà uno dei brani migliori dell’album e dell’intero repertorio della Carey degli ultimi anni. Un r&b raffinatissimo con un’intensa interpretazione vocale che restituisce alla perfezione i sentimenti di tradimento e vendetta raccontati nel testo. La mia preferita in assoluto.
- Obsessed: chiacchieratissimo primo singolo per i presunti riferimenti ad Eminem (ve ne avevo parlato QUI), caratterizzato da un andamento ipnotico e dall’utilizzo dell’auto-tune, con un risultato estremamente radio friendly e in linea con il sound urban del momento. Leggero e divertente.
- H.A.T.E.U.: l’acronimo del titolo sta per Having A Typical Emotional Upset. Il brano è una delle slow jam per eccellenza di questo album e si candida a diventare una delle preferite dei fans. Forse un po’ troppo cantilenante, ma con un arrangiamento particolarmente riuscito.
- Candy Bling: ritmo a schiocco di dita, sensualità profusa per un’interpretazione a lume di candela. Non è decisamente fra le mie preferite.
- Ribbon: probabile prossimo estratto. Una ninna nanna ipnotizzante, con un fraseggio killer e Mariah che splende in quello che sa fare meglio: r&b di altissimo livello.
- Inseparable: anche questa viaggia sui ritmi della slow jam urban e cita Time After Time di Cindy Lauper. Risente dell’essere la quarta ballad consecuitva e la noia fa capolino, nonostante l’uso profuso dei noti sovracuti della diva.
- Standing O: fra le mie preferite dell’album. Accellera i ritmi con un r&b più sostenuto e nello stile a filastrocca che a reso noto il duo The Dream/Tricky Stewart (avete presente Umbrella di Rihanna?). La voce della Carey impreziosisce il tutto con una delle interpretazioni più convincenti dell’album.
- It’s a Wrap: qui i toni si fanno quasi blues. Atmosfere vintage per una delle slow jam migliori dell’album e una performance vocale da applauso.
- Up Out My Face: uptempo frizzante, uno degli episodi più easy dell’album. Bello l’intro al pianoforte che poi esplode in un’arrangiamento da marcia che si palesa nella traccia…
- Up Out My Face (Reprise) con la melodia proposta in salsa banda con le majorettes.
- More Tha Just Friends: questa campiona One More Chance del compianto The Notorious B.I.G. al servizio di un testo particolarmente divertente e ricco di citazioni multilingua. Peccato la melodia un po’ debole e troppo ripetitiva.
- The Impossible: qui la noia inizia a farsi sentire pesantemente. E’ l’ennesimo episodio di r&b rallentatissimo: evitabile.
- The Impossible (The Reprise): anche un reprise? quando è troppo è troppo!
- Angel (Prelude): solo un intro, anche un pochino inutile se vogliamo, per sfoggiare qualche high notes di troppo.
- Angels Cry: una ballad, ma dal sapore rigorosamente r&b, nella migliore tradizione di Mariah. Fra le tracce migliori dell’album, ha perfino le carte in regola per diventare una hit negli Stati Uniti. Davvero bella e con una performance vocale in crescendo fra le migliori degli ultimi anni.
- Languishing (The Interlude): una piccola composizione, che riporta indietro negli anni, alle atmosfere dei vecchi album della diva. Un gioiellino, che fa da introduzione alla cover che chiude il disco.
- I Want To Know What Love Is: secondo singolo estratto (ve ne avevo parlato QUI). Cover del successo firmato Foreigners negli anni ‘80, è una power ballad perfettamente in linea con la produzione più romantica di Mariah, che si abbandona ad un’interpretazione dolcissima e particolarmente ispirata, impreziosita da un’ottima performance vocale. Virtuosa ma non eccessiva. Perfetta chiusura di questo nuovo capitolo che è a tutti gli effetti un concept album dedicato all’amore.
Tirando le somme, se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, questo Memoirs abbandona i sound più modaioli e da classifica (presenti anche negli ultimi album stessi della Carey) a favore di un r&b elegantissimo, sofisticato e d’atmosfera. Ben scritto, prodotto e cantato divinamente: la cura è minimale in ogni dettaglio e sfumatura. E rende il tutto prezioso. Perfino i virtuosismi vocali sono, una volta tanto, non fini a se stessi ma a favore delle melodie e delle canzoni. I testi, poi, denotano uno stile di scrittura sempre più personale, strasbordante di riferimenti auotbiografici e cultura americana, che ci restituiscono una Mariah sempre patinata ma più vera e vicina del solito.
Stupirà i fan questo Memoirs e resterà nel tempo. Probabilmente annoierà (pesantemente) tutti gli altri per la mancanza di hit spiccatamente radiofoniche e per l’eccessiva lunghezza (17 tracce, di questi tempi da fruizione iPod, sono davvero troppe). Ma in fondo, poco importa, perchè questo è un album per fare l’amore: non ci sono davvero dubbi. E l’amore, quando è fatto bene, ha i suoi ritmi e le sue atmosfere. Mariah, evidentemente, lo sa bene: finalmente è tornata a raccontarcelo.
Website: www.mariahcarey.com
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