Monday, September 28, 2009

Mariah Carey - Memoirs of an Imperfect Angel

E’ arrivato, finalmente, il momento per la recensione di MEMOIRS OF AN IMPERFECT ANGEL: nuovo capitolo della lunga carriera di Mariah Carey, scritto e prodotto interamente con Tricky Stewart e The-Dream. Per onorare la mia nota  passione per la diva, è giusto raccontarvi questo album nel dettaglio, traccia per traccia:

  1. Betcha Gon’ Know (The Prologue): canzone che nasce come introduzione alle memorie di un angelo imperfetto, è in realtà uno dei brani migliori dell’album e dell’intero repertorio della Carey degli ultimi anni. Un r&b raffinatissimo con un’intensa interpretazione vocale che restituisce alla perfezione i sentimenti di tradimento e vendetta raccontati nel testo. La mia preferita in assoluto.
  2. Obsessed: chiacchieratissimo primo singolo per i presunti riferimenti ad Eminem (ve ne avevo parlato QUI), caratterizzato da un andamento ipnotico e dall’utilizzo dell’auto-tune, con un risultato estremamente radio friendly e in linea con il sound urban del momento. Leggero e divertente.
  3. H.A.T.E.U.: l’acronimo del titolo sta per Having A Typical Emotional Upset. Il brano è una delle slow jam per eccellenza di questo album e si candida a diventare una delle preferite dei fans. Forse un po’ troppo cantilenante, ma con un arrangiamento particolarmente riuscito.
  4. Candy Bling: ritmo a schiocco di dita, sensualità profusa per un’interpretazione a lume di candela. Non è decisamente fra le mie preferite.
  5. Ribbon: probabile prossimo estratto. Una ninna nanna ipnotizzante, con un fraseggio killer e Mariah che splende in quello che sa fare meglio: r&b di altissimo livello.
  6. Inseparable: anche questa viaggia sui ritmi della slow jam urban e cita Time After Time di Cindy Lauper. Risente dell’essere la quarta ballad consecuitva e la noia fa capolino, nonostante l’uso profuso dei noti sovracuti della diva.
  7. Standing O: fra le mie preferite dell’album. Accellera i ritmi con un r&b più sostenuto e nello stile a filastrocca che a reso noto il duo The Dream/Tricky Stewart (avete presente Umbrella di Rihanna?). La voce della Carey impreziosisce il tutto con una delle interpretazioni più convincenti dell’album.
  8. It’s a Wrap: qui i toni si fanno quasi blues. Atmosfere vintage per una delle slow jam migliori dell’album e una performance vocale da applauso.
  9. Up Out My Face: uptempo frizzante, uno degli episodi più easy dell’album. Bello l’intro al pianoforte che poi esplode in un’arrangiamento da marcia che si palesa nella traccia…
  10. Up Out My Face (Reprise) con la melodia proposta in salsa banda con le majorettes.
  11. More Tha Just Friends: questa campiona One More Chance del compianto The Notorious B.I.G. al servizio di un testo particolarmente divertente e ricco di citazioni multilingua. Peccato la melodia un po’ debole e troppo ripetitiva.
  12. The Impossible: qui la noia inizia a farsi sentire pesantemente. E’ l’ennesimo episodio di r&b rallentatissimo: evitabile.
  13. The Impossible (The Reprise): anche un reprise? quando è troppo è troppo!
  14. Angel (Prelude): solo un intro, anche un pochino inutile se vogliamo, per sfoggiare qualche high notes di troppo.
  15. Angels Cry: una ballad, ma dal sapore rigorosamente r&b, nella migliore tradizione di Mariah. Fra le tracce migliori dell’album, ha perfino le carte in regola per diventare una hit negli Stati Uniti. Davvero bella e con una performance vocale in crescendo fra le migliori degli ultimi anni.
  16. Languishing (The Interlude): una piccola composizione, che riporta indietro negli anni, alle atmosfere dei vecchi album della diva. Un gioiellino, che fa da introduzione alla cover che chiude il disco.
  17. I Want To Know What Love Is: secondo singolo estratto (ve ne avevo parlato QUI). Cover del successo firmato Foreigners negli anni ‘80, è una power ballad perfettamente in linea con la produzione più romantica di Mariah, che si abbandona ad un’interpretazione dolcissima e particolarmente ispirata, impreziosita da un’ottima performance vocale. Virtuosa ma non eccessiva. Perfetta chiusura di questo nuovo capitolo che è a tutti gli effetti un concept album dedicato all’amore.

Tirando le somme, se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, questo Memoirs abbandona i sound più modaioli e da classifica (presenti anche negli ultimi album stessi della Carey) a favore di un r&b elegantissimo, sofisticato e d’atmosfera. Ben scritto, prodotto e cantato divinamente: la cura è minimale in ogni dettaglio e sfumatura. E rende il tutto prezioso. Perfino i virtuosismi vocali sono, una volta tanto, non fini a se stessi ma a favore delle melodie e delle canzoni. I testi, poi, denotano uno stile di scrittura sempre più personale, strasbordante di riferimenti auotbiografici e cultura americana, che ci restituiscono una Mariah sempre patinata ma più vera e vicina del solito.

Stupirà i fan questo Memoirs e resterà nel tempo. Probabilmente annoierà (pesantemente) tutti gli altri per la mancanza di hit spiccatamente radiofoniche e per l’eccessiva lunghezza (17 tracce, di questi tempi da fruizione iPod, sono davvero troppe). Ma in fondo, poco importa, perchè questo è un album per fare l’amore: non ci sono davvero dubbi. E l’amore, quando è fatto bene, ha i suoi ritmi e le sue atmosfere. Mariah, evidentemente, lo sa bene: finalmente è tornata a raccontarcelo.

Website: www.mariahcarey.com

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